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Parkinson, individuati nel cervello i primi indizi della malattia

Neurologia Redazione DottNet | 21/06/2019 17:03

Studio su area del cervello che rilascia la serotonina

Sono stati individuati nel cervello i primissimi segni del morbo di Parkinson, la malattia neurodegenerativa più comune dopo l'Alzheimer. In uno studio diretto da Marios Politis e condotto presso il King's College di Londra si è visto che ancora prima che compaiano i primi sintomi nel cervello viene interessata l'area che rilascia il neurotrasmettitore 'serotonina', finora non associata alla malattia. Reso noto sulla rivista Lancet Neurology, lo studio potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie per prevenire la malattia, per fermarla sul nascere o rallentarne il decorso.  Il lavoro si è basato inizialmente sulla ricerca in Italia e in Grecia di individui portatori di una 'mutazione genetica' legata al Parkinson, una mutazione rarissima a carico del gene per la alfa-sinucleina; le persone che ne sono portatori nel Dna sono pochissime e sicuramente si ammaleranno tutte di Parkinson nel corso della loro vita.
Gli esperti hanno così studiato il cervello di 14 individui con questa caratteristica, solo alcuni di questi avevano già una diagnosi di Parkinson, gli altri stavano bene e non presentavano alcun sintomo. Gli esperti hanno confrontato il cervello di queste 14 persone con quello di 65 pazienti parkinsoniani ma senza la mutazione e di 25 individui sani. È emersa una chiara disfunzione del centro neurale della serotonina, non solo in tutti i pazienti, ma anche in quei soggetti ancora sani ma che avrebbero sviluppato il Parkinson in futuro a causa della mutazione.  Significa che queste anomalie dei centri della serotonina precedono la disfunzione più tipicamente associata alla malattia, e cioè quella a carico dei neuroni che producono la 'dopamina', neurotrasmettitore fondamentale ad esempio nel controllo motorio. Se questi risultati saranno confermati su una casistica maggiore di individui, un giorno osservare il sistema neurale della serotonina potrebbe divenire una pratica per predire chi è a rischio di Parkinson.

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fonte: Lancet Neurology

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